Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Trento 23 febbraio 2010 Ha fatto bene Terra a ricordare Alexander Langer in coincidenza con quello che sarebbe stato il suo 64° compleanno. C’è chi, avendolo ben conosciuto, ha provato una forte emozione nel vedere in prima pagina quell’inconsueto e felice augurio postumo. Purtroppo Alex è morto per scelta volontaria il 3 luglio 1995. Quindici anni dopo, la sua figura continua a segnare in modo emblematico la storia dell’ecologismo italiano ed europeo, ma non solo. Scomparso a 49 anni, molte sue intuizioni sono rimaste di una attualità sorprendente, molte sue iniziative sono ancora oggi vive e vitali, la sua eredità spirituale, culturale e politica è ormai patrimonio comune, al di là di ogni confine ideologico, di intere generazioni. Alexander Langer è stato “costruttore di ponti”: tra etnie e gruppi linguistici, tra identità ideologiche diverse, tra le differenze di genere, tra partiti e società, tra Nord e Sud e tra Est e Ovest del mondo, tra uomo e natura, tra la pace e l’ambiente (Ecopax, appunto). In alternativa agli ideologismi astratti si è fatto promotore di “utopie concrete”; rifiutando ogni forma di fondamentalismo si è fatto sostenitore della “conversione ecologica”; superando i muri delle barriere etniche si è fatto protagonista e artefice della “convivenza”; di fronte alla disperazione e al catastrofismo ha cercato di essere “portatore di speranza” (Hoffnungsträger) e “costruttore di pace”. Aveva scritto nel 1991: “Oggi, soprattutto in campo ambientale, è tutta una profezia di sventura. C’è a volte il rischio di essere catastrofisti e di terrorizzare la gente, la qual cosa non sempre aiuta a cambiare strada, ma può indurre a rassegnarcisi. Piuttosto bisogna indicare strade di conversione, se si vogliono evitare ragionamenti come ‘dopo di noi il diluvio’, ‘tanto è tutto inutile e la corsa è disperatamente persa’, ‘se io non inquino, ce ne sono mille altri che invece lo fanno’ ”. Qualche anno dopo, nel 1994, ha scritto un testo più sistematico sulla “conversione ecologica”, affermando in particolare: “La domanda decisiva è: come può risultare desiderabile una civiltà ecologicamente sostenibile? Lentius, profundius, suavius, al posto di citius, altius, fortius. La domanda decisiva quindi appare non tanto quella su cosa si deve fare o non fare, ma come suscitare motivazioni ed impulsi che rendano possibile la svolta verso una correzione di rotta”. Prima di morire, ai piedi di un albicocco, ha scritto queste estreme parole, in tedesco: “Non siate tristi. Continuate in ciò che era giusto”. In realtà, i molti che l’hanno conosciuto e amato sono ancor oggi tristi per la sua scomparsa, ma il modo migliore per ricordarlo è davvero “continuare in ciò che era giusto”. |
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